Caro Lettore,
oggi vorrei farti pensare a come utilizziamo le parole nella realtà e nel mondo virtuale.
La realtà nell'ultimo decennio ha avuto un mutamento molto considerevole proprio attraverso la diffusione e espansione sempre più diffusa della realtà virtuale dei social.
Tutto ciò che era reale si è trasferito nel mondo virtuale trasformandosi e amplificando le caratteristiche e i caratteri stessi delle persone.
Penso che esistano due principali categorie di persone: quelle empaticamente sensibili e quelle senza filtri visibilmente insensibili.
Nei miei scritti le tematiche riguardanti la sostanza e l'apparenza sono fondamentali e si ritrovano come perno costante, insieme ai pilastri che penso possano essere fondamentali per l'umanità.
L'età influisce in un modo esponenziale.
La maggior parte delle "vecchie generazioni" che frequentano i social, fino ad arrivare a chi ha intorno ai cinquant'anni hanno modi di rapportarsi nel mondo reale con metodi formali, indossando maschere diverse a seconda dell'occasione che si trovano di fronte. L'utilizzo "fuori controllo" dei social li ha portati a divenire meno pazienti anche nella realtà e ad arrabbiarsi per nulla, pronti a spargere odio o insulti senza alcun filtro e senza mai rileggere ciò che hanno scritto (compresi errori grammaticali, refusi, frasi senza senso). Il giocare a fare "Dio" può essere molto rischioso, se soprattutto dall'altra parte esistono persone empaticamente sensibili. Si parla di cyberbullismo, ma questo atteggiamento esiste anche nel mondo reale, purtroppo. Penso che alla base ci sia un problema di educazione e di consapevolezza. Quando le persone credono di aver fatto tutto loro ritenendosi un "fenomeno", credendo che i maleducati, gli irrispettosi, gli incivili, i disonesti, sono sempre e solo gli altri, forse dovrebbero rileggere ciò che scrivono e ciò che dicono senza alcun filtro, forse si ricrederebbero per primi per aver puntato il dito contro gli altri.
Le nuove generazioni invece sono molto più attente a ciò che postano, e il loro modo di farlo è molto più selettivo, riescono a scovare una notizia non vera in un attimo, mentre le vecchie generazioni postano senza verificare nulla, inondando le condivisioni e le proprie bacheche di vera e propria spazzatura.
Forse la raccolta differenziata che facciamo nella realtà dovremmo applicarla anche su di noi.
Perché molti non sono abituati ad andare oltre? Per quale motivo ci si pongono dei limiti nella conoscenza, nell'approfondire, nell'utilizzare strumenti, nel provare a ricercare la verità, nel provare a essere sempre un po' migliori.
L'umanità ha un bisogno globale di tornare più umana, sentendo le proprie emozioni, provando a creare i propri pensieri. Cosa c'è di più meraviglioso che poter essere ed esprimere la nostra unicità, caratteriale, sentimentale, empatica, per poter avere una comunicazione più evoluta e matura?
Invito te Lettore a riflettere e a meditare su cosa si può fare per arginare questo fenomeno e andare a prevenire gli effetti collaterali e a volte drammatici delle reazioni delle persone empaticamente sensibili.
Le parole che utilizziamo sono bene o sono male, siamo noi a decidere quale uso farne, la responsabilità principale e primaria parte proprio da noi.
Meditiamo sempre e aiutiamo a diffondere qualcosa di propositivo per tutti, senza considerare solo il proprio orticello. Tutti siamo umani se lo vogliamo e tutti siamo umanità.
Buona meditazione
Morena